La redazione del “Libro Bianco” degli Itinerari è un’operazione ambiziosa e, per alcuni aspetti, visionaria. Senza dubbio anche necessaria, ora che le forme più autentiche di viaggio sono tornate al centro delle tendenze dei mercati e – conseguentemente – del dibattito culturale, economico e politico del Paese.
I viaggiatori “lenti” sospingono lungo percorsi e itinerari di senso un numero esponenzialmente crescente di persone, ciascuna con la propria motivazione, con le proprie specifiche esigenze e con una propria propensione di spesa. Anche gli itinerari sono diversificati per tipologia, per estensione e per tematismo ma, nell’insieme, costituiscono un’opportunità di sviluppo per i territori che va molto oltre l’aspetto economico, generando fattori di crescita sociale.
La mobilità dolce favorisce l’incontro tra culture diverse, stimola il decoro dei paesaggi e dei contesti, restituisce centralità alle aree interne ed ai luoghi considerati minori, incoraggia il recupero di riti e tradizioni abbandonate, attiva la consapevolezza della tutela e della valorizzazione del patrimonio comune, promuove la cultura dell’accoglienza, sostiene la qualificazione dei servizi alla persona, lavora sulla fruizione e sull’accessibilità per ridurre il divario sociale e favorire l’inclusione, contrasta l’abusivismo e le diverse forme di disagio e criminalità.
Il “Libro bianco” testimonia l’impegno che si è reso necessario per tentare di offrire un quadro organico ad uno scenario complesso e disarticolato, in cui spesso accade di sentir fare riferimento a quadri nozionistici e normativi distanti per finalità e per sensibilità dei redattori, ma anche a modalità operative che non tengono conto delle evoluzioni scientifiche e delle dinamiche di contesto nel quale si inseriscono oggi i viaggi lenti – a piedi e in bicicletta – che sono diversi non soltanto da quelli realizzati dai pellegrini dell’Anno Mille, ma anche da quelli progettati e disegnati soltanto qualche decina di anni fa.
Cos’è il “Libro Bianco”?
Il Libro Bianco è dunque, al contempo, un manuale pratico per amministratori e operatori territoriali ma anche un disegno politico: dal confronto tra gli oltre 40 enti di coordinamento che aderiscono alla Board, è emersa con decisione la volontà di approdare ad un “manifesto” condiviso di valori, di proiezioni e di connessioni. Ciò si è reso pubblicamente evidente nel corso della prima edizione del Meeting “All Routes Lead to Rome” e con la realizzazione del progetto “Verso Sud”, sostenuto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, da Regione Lazio e da un partenariato che ha finito per coinvolgere svariate centinaia di portatori di interesse, giornalisti, amministratori e cittadini, camminatori e ciclisti.
Dai “tavoli delle competenze” della Board sono emerse tutte le criticità e si sono ricercate le possibili risposte, a iniziare dalla necessità di adottare un dizionario finalmente condiviso fino alla formulazione di nuove regole per l’implementazione, lo sviluppo e la manutenzione degli Itinerari, con un rinnovato pressante appello alla qualità che ha condotto all’ideazione del PIGI (Piano Integrato di Gestione degli Itinerari), vero cuore della pubblicazione.
Con la pubblicazione del Libro Bianco, il lavoro è da intendersi tutt’altro che terminato.
Qualsiasi viaggiatore sa che ogni cammino, anche il più lungo e faticoso, inizia sempre con un passo. A fianco delle indicazioni operative finalizzate alla progettazione, implementazione, governance, gestione, manutenzione, promozione e valorizzazione di percorsi di viaggio e di attraversamento lento dei territori, a piedi e in bicicletta, rimane un grande impegno della Board per garantire che tali attività non siano più a lungo relegate al rango di segmento turistico esiziale ma assunte a modello di sviluppo sostenibile, di mobilità urbana ed extraurbana, di qualità della vita e di benessere dei cittadini e delle comunità locali.
Gli itinerari sono costituiti da un’elevata componente immateriale, spesso ritenuta infruttifera o marginale: paesaggi, comunità locali, aree interne, produzioni tipiche, artigianato, beni culturali, patrimoni d’arte, di cultura e di fede, tutti fattori disaggregati che soffrono la polverizzazione dettata da confini amministrativi e eccessive dosi di campanilismo. Eppure possono costituire lo strumento per connettere luoghi e situazioni, beni culturali e ambientali, monumenti e attrattori “minori”, attraverso attività di animazione quali laboratori, esperienze di visita, allestimenti più o meno temporanei, eventi e rievocazioni storiche che possono costituire alcune tra le principali tappe di un viaggio alla scoperta dei territori ampi e plurali del Bel Paese, consentendo il recupero e la valorizzazione delle loro valenze peculiari e non delocalizzabili.
Una grande opportunità: una enorme riserva di valore per l’Italia di oggi e per gli italiani di domani, nonché fonte di occupazione qualificata nell’ambito del saper fare creativo, dell’industria culturale e della creazione di destinazioni turistiche omogenee.
A tal fine, lo studio intende rivolgersi non soltanto a chi abbia volontà di progettare, implementare, governare, gestire, mantenere, animare, promuovere e valorizzare percorsi di mobilità sostenibile, ma di chiunque abbia a cuore il futuro dell’Italia e degli Italiani, con particolare riguardo a quella maggioranza meno rumorosa che vive lontano dalle grandi città, nella dimensione dolce di provincia, nei piccoli Comuni e nei Borghi, nelle aree interne del Paese e nel Mezzogiorno.