“Conversazioni su Goethe a Taormina e dintorni“: questo il titolo del seminario che si è tenuto sabato 11 novembre presso Casa Cuseni, Museo delle Belle Arti e del Grand Tour della Città di Taormina, un edificio straordinario che fa parte delle “Case della Memoria“, circuito museale delle case dei più importanti intellettuali italiani, con un giardino storico inserito tra i 124 Grandi Giardini Italiani.
L’evento, organizzato dal prof. Filippo Grasso dell’Università di Messina e dalla FIDAPA di Taormina, fa parte delle attività del Festival “Goethe in Italia“, nato per celebrare il Bicentenario della pubblicazione del celebre “Viaggio in Italia” dell’intellettuale tedesco Johann Wolfgang von Goethe, che in Sicilia ebbe ad estasiarsi della bellezza dei luoghi e dell’immenso patrimonio ambientale e culturale.
Non a caso, il relatore principale è stato il prof. Federico Massimo Ceschin, Segretario Generale di Cammini d’Europa ma anche ideatore e direttore artistico del Festival. Al suo fianco, sono intervenuti Lisa Bachis, con un intervento dal titolo “Goethe ispiratore del Grand Tour. I Viaggiatori alla ricerca delle radici della civiltà” e il Maestro Ghumbert di Cattolica, che ha tenuto una relazione dal titolo “Auch Ich in Arcadien – Italianische Reise“.
Dissertando sui temi più cari, connessi alla valorizzazione, alla fruizione e all’accessibilità dei patrimoni culturali, Ceschin ha rivolto un appello alle imprenditrici della FIDAPA ed agli amministratori locali: “Non chiamiamoli turisti ma viaggiatori”. E poi ancora: “Il patrimonio culturale è vivo in quanto produce economia, e tanto in quanto la comunità locale, che è fatta dalle associazioni, dalle imprese, dai cittadini, gli riconosce anche un valore contemporaneo”.
Cammini d’Europa si occupa di cooperazione internazionale, indirizzata a sostenere lo sviluppo e la crescita dei territori attraversati dai principali itinerari culturali del continente verso l’Oriente e il Mediterraneo. Per cui Ceschin ha illustrato la visione dell’organizzazione per il futuro prossimo: “La Sicilia è un ponte tra l’Europa e il Mediterraneo: non si può consentire di guardare a questo mare con paura, ma deve tornare a rappresentare una risorsa. E’ necessaria una rivoluzione dello sguardo: l’economia della bellezza è capacità di appartenere al patrimonio e non viceversa”.
Di seguito l’intervista di Lina Bruno per Economy Sicilia:
Come fare diventare il patrimonio culturale economia?
“Siamo abituati a considerarci come detentori della grande identità culturale, della grande bellezza, ma al massimo siamo custodi, dobbiamo essere comunità che scuote il patrimonio culturale e riesce a crearne valore contemporaneo, non abbiamo solo la funzione di tutela e salvaguardia e di valorizzazione che si traduce in consolidamenti murari ma di “agitazione” per consentire ai nostri giovani occupazione qualificata“.
La Sicilia cosa può fare?
“Questo paese ha una crosta da togliere o saremo superati nelle classifiche internazionali del turismo anche dalla Turchia. La Sicilia ha i paesaggi, il vino, le saline, siti archeologici e tantissimo altro, si deve posizionare tutto questo come un’esperienza e non più solo come un patrimonio, con una narrazione unitaria. Un esempio viene dal recupero dei vitigni autoctoni, dentro l’area archeologica di Selinunte. Qui la sovrintendenza ha consentito di utilizzare una parte del terreno archeologico per ripiantare vecchi vitigni. Si mette insieme interesse degli operatori con l’identificazione della comunità locale con la proiezione del patrimonio c una narrazione unitaria e coinvolgente di tutti gli elementi che compongono questo patrimonio che non sono solo sassi ma tutto quello che si riesce ad aggregare intorno“.
Quali errori sono stati fatti, c’è una responsabilità politica?
“Dalla Sicilia mi sarei aspettato e mi aspetto ancora oggi un ruolo guida, trainante. Proprio come il Trentino è riuscito a fare scuola sulla valorizzazione del paesaggio e prodotti tipici anche con la destagionalizzazione, mi aspetto lo stesso dalla Sicilia con il patrimonio culturale. La regione più ricca ma quella che non è riuscita a utilizzare l’autonomia per staccarsi da una visione nazionale conservatrice e fare un passo avanti. La politica ha una parte di responsabilità ma non tutte. Credo che il tema vada connesso alla comunità locale, la responsabilità è di tutti. Il patrimonio è vivo in quanto produce economia e tanto in quanto la comunità locale che è fatta dalle associazioni, dalle Pro loco, dalle imprese, dai cittadini riconosce un valore contemporaneo al bene culturale e non solo di memoria. Un consiglio anche al nuovo presidente Nello Musumeci: si sta componendo una nuova Giunta in Sicilia, e sarebbe bellissimo se si pensasse ad un’ulteriore integrazione tra cultura e turismo – come è stato fatto anche a livello ministeriale – ma sotto l’egida dello sviluppo economico. Sarebbe un segnale“.